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Maggio 2016

Personale 6-20 Maggio

Caffè Letterario di Roma, via Ostiense 95

Vertical Concept. 

Qual è la forma e il ritmo del nostro pensare? Una risposta visiva la troviamo nelle opere di Bruno Biondi, nella linea retta ripetuta, angosciata, ossessionata, imperfetta, a volte liberata e libera, a volte lasciata nella propria solitudine, a volte affiancata da una o più linee con la speranza che prima o poi si possano incontrare in quello spazio umano-non umano costituito dall’infinito. La linea prevale nell’ovunque all’interno dello spazio materico e formale delle opere pittoriche di Bruno Biondi, dove la ripetizione, evidente e insistente, non è solo sperimentazione gestuale e materica ma è ricerca per oltrepassare i limiti del proprio pensare dandogli una forma e un ordine. Una improrogabile esigenza di sistemare i concetti, mettendoli in fila, uno per uno, riempiendo razionalmente lo spazio bidimensionale: questo è il primo punto da cui partire per liberarsi e accedere a traiettorie di infinito. Le opere di Bruno Biondi sono create da materia corposa, acrilico, segatura, materiale utilizzato nell’edilizia: sostanza spessa e solida che racchiude la contrapposta immaterialità del dinamismo mentale. Sperimenta e dosa bene la materia compositiva con un metodo del tutto razionale, dal bozzetto realizzato a mano passa al trasporlo sul supporto di media o grande dimensione sempre attraverso un approccio rigoroso che lo porta a segnare, a volte arrivando a graffiare o perfino a solcare la materia; di istintivo nel processo pittorico c’è ben poco, c’è invece una analisi a priori, un guardarsi nel profondo del sé, scavandosi dolorosamente ben prima di trovarsi di fronte al grande supporto vuoto che sarà riempito da elementi compositivi prima di tutto psichici e solo dopo tangibili. Opere che nascono da un approccio catartico e dall’urgenza di portare fuori da sé il pensiero, quel pensiero che produce concetti (verticali perché aspirano all’infinito, andando oltre loro stessi) che entrando nella tela, e immaginariamente uscendo da essa, si liberano. La comunicazione nell’arte pittorica avviene attraverso segni, si dice linguaggio e mai lingua, perché i significati dei segni sono ben più ampi di quelli di una lingua (come quella verbale), sono ambigui per loro natura e aperti alla pluralità di interpretazioni di chi guarda (più o meno bene…). Nell’operato artistico di Bruno Biondi la comunicazione avviene sempre attraverso lo stesso segno, la linea retta appunto, concetto primitivo affascinante che, nelle sue declinazioni sempre estremamente perfette e raffinate nella loro semplice complessità, ci parla della difficoltà di esistere e resistere nel percorso delle elaborazioni mentali che si mostrano prendendo forma e diventando veri e propri insiemi di concetti. Bruno Biondi ci parla del suo mondo psichico con un linguaggio dei segni, come se fossimo sordi, una via altra per comunicare senza fronzoli attraverso la metrica del segno verticale. Non è facile saperlo ascoltare, ma superato il primo spaesamento che deriva dal ritmo lineare e incessante, a guardare meglio ci si accorge che ogni linea retta ha una propria storia, nel suo farsi energia, concetto e materia.sublimando le proprie emozioni positive e cercando di distaccarsi dai mondi degli stati vitali più bassi. Il desiderio di rinascita, di trasmutazione, ci rammentano la “fenice egizia”; quel meraviglioso uccello sacro - aquila multicolore - che ogni 500 anni moriva bruciato per poi rinascere dalle proprie ceneri e reinventarsi, mutare nella sua unicità... questo è il fine ultimo che riesco a percepire dai lavori artistici di Bruno Biondi. Ecco dunque perché associo questi quadri a delle “stanze verticali” ma mentali, a dei luoghi onirici che dominano la mente ma che l’artista desidera poter dominare; come se personificassero il luogo dove un regista teatrale - l’artista - riesce a scrutare da dietro la quinta scenica, a regolare, a dirigere e infine a decidere quale sarà la trama, quale sarà il finale.

Opera per la Comunicazione della Personale - Maggio 2016
Concetto Verticale - 21x29,7 cm - 2015


Testo critico mostra Personale di Bruno Biondi a cura di
Pamela Cento - Maggio 2016


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