Il disegno è sempre stato il mio modo di esprimermi e di
comunicare. Ho realizzato il mio primo libro di illustrazioni
per la Polistil: il libro insegnava ai genitori la scelta del giusto
giocattolo per i propri figli. In ultima pagina era riportata la
dicitura: “Le illustrazioni del fascicolo sono state realizzate da
Bruno Biondi, 8 anni”. Era l’anno 1977. All’età di 12 anni
potevo già essere definito un disegnatore freelance, e molte
delle illustrazioni che ho realizzato erano per aziende come
Philips, Renault, Beiersdorf, Bayer ,Manetti & Roberts. Alle
Superiori mi sono iscritto all’Istituto d’Arte. In quegli anni
non c’era alcuna ricerca o elaborazione d’arte astratta. Gli
studi artistici erano tutti dedicati al figurativo. Allora, e
prima ancora, la mia passione era disegnare la realtà così
come la vedevo. Schizzi e disegni, realizzati a decine,
ritraevano camion, aerei, cantieri edili, nature morte, visi o
sculture. Durante le ore di disegno presso l’istituto d’Arte, in
cui mi ero iscritto nella sezione architettura, prendevano
forma scorci di palazzi, prospettive di angoli architettonici,
studi e disegni di case o palazzi. Intanto mi dedicavo anche a
realizzare con l’aerografo disegni iper-realistici o illustrazioni
su commissione per Agenzie di Pubblicità. Terminati gli studi
all’Istituto d’Arte e iniziata l’Università di Architettura a
Milano ho continuato per alcuni anni a dedicarmi al
figurativo, ma non era più lo stile in cui mi riconoscevo. è
stato allora che ho iniziato a realizzare i miei primi lavori
astratti. Nel 1991 la svolta definitiva. A quel tempo,
nonostante fossi daltonico dalla nascita, il colore era ancora
presente nelle mie realizzazioni e solo saltuariamente ho
realizzato alcuni lavori in bianco e nero. La sensazione che il
bianco e nero mi trasmetteva era però molto più intensa e
coerente con la mia natura di daltonico. Ho proseguito per
alcuni anni a studiare il colore. Nel 1992 mi furono commissionati alcuni lavori e io li realizzai carichi di colore.
Percepivo però una forte fatica interiore nel realizzarli, un
senso di inadeguatezza e di incoerenza con quello che era il
mio vero desiderio: passare al solo utilizzo del bianco e nero.
Negli anni il colore non è mai scomparso del tutto. I miei
lavori potevano sì essere colorati ma spesso si inseriva una
forte dominante di nero, come se fossi intimamente propenso
a scurire tutto ciò che realizzavo. L’atto in cui l’opera si
trasformava, scurendosi inesorabilmente ed ottenebrandosi
davanti ai miei occhi, era per me un momento intimo e
catartico, dove mi appariva chiaro che il mio mondo era un
mondo costruito dal nero e dal bianco. Nel 1994 mi furono
commissionate 21 opere da realizzarsi con il cartone
ondulato, materia prima che veniva realizzata da un grande
produttore europeo. Tutte le 21 opere le realizzai
esclusivamente in bianco e nero. Nel 1995 lo stesso
produttore di cartone ondulato mi commissionò altre 20
opere da realizzarsi nuovamente con i suoi materiali ed anche
queste le realizzai interamente in bianco e nero. 41
realizzazioni dove mi sentii finalmente libero dalla fatica di
gestire il colore. Da allora fino ad oggi il colore non è
scomparso nelle mie realizzazioni, ma è parte integrante di
opere dai toni scuri, così scuri che il colore stesso quasi si
dilegua, si adombra, si nasconde.